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L'attenuarsi dell'ottimismo per gli accordi commerciali indebolisce il dollaro
L'iniziale slancio del dollaro, generato dal dietrofront di Trump sui dazi cinesi, si è rapidamente esaurito.

La scorsa settimana abbiamo visto la continuazione di un tema interessante: le valute dei mercati emergenti si sono mantenute forti nonostante i mercati azionari dei paesi sviluppati siano stati colpiti da una decisa avversione al rischio.
Il dollaro sta soffrendo in questo inizio di 2022 abbastanza sorprendentemente, dato che i rendimenti dei Treasury sono aumentati e il mercato ormai sconta un rialzo dei tassi più rapido da parte della Fed.
I maggiori movimenti sui mercati finanziari la scorsa settimana si sono verificati sui titoli di stato. La riduzione degli acquisti da parte della Fed e la domanda che resta debole, hanno fatto soffrire i treasury americani.
La Federal Reserve ha manifestato la sua crescente preoccupazione per le pressioni inflazionistiche nella sua riunione di dicembre e il dollaro ha reagito di conseguenza, rafforzandosi contro ogni valuta del G10 insieme alla sterlina, che si è unita al rally del biglietto verde dopo che la Banca d'Inghilterra ha sorpreso ancora una volta i mercati alzando i tassi inaspettatamente.
I primi dati sulla variante Omicron suggeriscono che non è più virulenta delle varianti precedenti e potrebbe, in effetti, essere complessivamente meno grave del previsto.
La scorsa settimana le valute rifugio come lo yen giapponese e il franco svizzero hanno sovraperformato.
La solitamente tranquilla settimana a cavallo della festa del Ringraziamento negli Stati Uniti è stata interrotta da un brusca correzione. I trader hanno reagito alla scoperta della nuova variante Omicron del virus COVID scoperta in Sudafrica vendendo in modo generalizzato asset rischiosi.
Il rally del dollaro si è intensificato la scorsa settimana con i mercati che hanno anticipato le loro aspettative per i rialzi della Fed, mentre i toni accomodanti della Banca centrale europea hanno pesato sull'euro.