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L'attenuarsi dell'ottimismo per gli accordi commerciali indebolisce il dollaro
L'iniziale slancio del dollaro, generato dal dietrofront di Trump sui dazi cinesi, si è rapidamente esaurito.

I deludenti dati economici provenienti dagli Stati Uniti hanno abbassato i rendimenti in tutto il mondo e eliminato ogni possibilità di un aumento di 100 punti base della Federal Reserve nel meeting di questa settimana.
Negli Stati Uniti è da un po’ di tempo che si attende il picco dell’inflazione ma i dati di giugno hanno confermato che la crescita non si è ancora fermata.
Le crescenti preoccupazioni sulla fragilità delle forniture di gas naturale all'Europa, insieme alle buone notizie dal rapporto sul lavoro degli Stati Uniti, indicano che i timori di recessione sono ora più nettamente concentrati in Europa.
La scorsa settimana si è concluso un tremendo primo semestre per gli asset considerati rischiosi. La paura di una possibile recessione è ora il principale motore dei mercati valutari (più della politica monetaria o dei differenziali tra tassi di interesse) e il dollaro USA ne ha tratto vantaggio.
Le valute G10 hanno concluso la settimana non molto diversamente da come l'avevano iniziata, anche perchè ci sono stati pochi dati in uscita e gli investitori hanno digerito le precedenti comunicazioni delle banche centrali.
Il franco svizzero è stata la valuta con la migliore performance la scorsa settimana. La Banca nazionale svizzera si è unita alle altre banche centrali sorprendendo i mercati con un aumento di 50 punti base, rafforzando il franco contro le altre valute.
Settimana difficile, a livello globale, per gli asset rischiosi. I dati riguardanti l’inflazione continuano a peggiorare e le banche centrali lanciano allarmi sempre più insistenti sulla necessità di fermarla.
Alcuni dati positivi provenienti dagli Stati Uniti hanno contribuito ad attenuare le preoccupazioni sulla crescita la scorsa settimana.