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Emilio Cimiotta
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Le notizie sui dazi doganali di Trump provocano volatilità nei mercati valutari

La decisione di Trump di rinviare i dazi sulle merci canadesi e messicane di lunedì scorso ha scosso i mercati provocando inizialmente un forte rally delle valute principali rispetto al dollaro.
Analisi del mercato valutario
La decisione di Trump di rinviare i dazi sulle merci canadesi e messicane di lunedì scorso ha scosso i mercati provocando inizialmente un forte rally delle valute principali rispetto al dollaro.

Questo rally si è attenuato durante la settimana, poiché Trump ha confermato la necessità di imporre dazi, senza però chiarirne l'entità o la portata. Il forte dato sui salari di gennaio negli Stati Uniti ha messo sotto pressione soprattutto le valute europee, evidenziando il significativo divario in termini di performance tra l'economia statunitense e quella europea. Nel complesso, la valuta vincitrice della settimana è stata lo yen, che continua a guadagnare terreno grazie alla previsione di rialzi più aggressivi da parte della Bank of Japan e alla sua evidente convenienza economica dopo anni di sottoperformance.

La nuova decisione di Trump di imporre dazi del 25% sull'acciaio e sull'alluminio durante il fine settimana rappresenta un fattore chiave per i mercati, che in questo momento sono divisi tra il timore per le possibili conseguenze e il conforto per il fatto che gli aumenti dei dazi sembrano essere riservati a settori specifici. Al di là delle notizie sui dazi, il fulcro della settimana per i mercati valutari sarà il report di gennaio sull'inflazione negli Stati Uniti, previsto per mercoledì. Con i dazi che probabilmente eserciteranno ulteriori pressioni al rialzo sui mercati statunitensi, la tolleranza della Federal Reserve per un altro mese al di sopra degli obiettivi sarà limitata e la prospettiva di tagli dovrebbe affievolirsi ulteriormente. Inoltre, la crescita preliminare del PIL britannico per l'ultimo trimestre del 2024 fornirà informazioni importanti, anche se in ritardo, per la sterlina.

EUR

L'inflazione dell'Eurozona a gennaio ha sorpreso al rialzo. Segnaliamo che l'indice core è sceso per la prima volta al 2,7% 9 mesi fa e da allora non è mai migliorato. Inoltre, come nel Regno Unito, la scarsa crescita è dovuta più a restrizioni dell'offerta che a una domanda insufficiente, e pertanto riteniamo che la BCE avrà difficoltà a tagliare ulteriormente i tassi.

I dazi e la recessione del settore manifatturiero sono certamente fattori negativi per la moneta comune, ma riteniamo che i livelli attuali rispetto al dollaro li abbiano già completamente prezzati.

USD

Cercare di prevedere quali saranno le prossime notizie sui dazi sarebbe alquanto azzardato, per cui è forse più produttivo concentrarsi sul contesto macroeconomico. Il mercato del lavoro statunitense rimane forte. Le aziende continuano a creare posti di lavoro a ritmi sostenuti, il tasso di disoccupazione si aggira intorno a livelli coerenti con la piena occupazione e il mercato del lavoro di gennaio ha mostrato a sorpresa un aumento dei salari.

Tutto ciò, unito alla minaccia incombente di un aumento dei prezzi a causa dei dazi di Trump, rende sempre più difficile giustificare ulteriori tagli dei tassi di interesse nel 2025. Con i tassi statunitensi che rimangono quasi i più alti del G10, riteniamo che sarà difficile per il dollaro cedere nonostante il suo forte apprezzamento.

GBP

I dati economici più deboli del previsto hanno portato a un voto relativamente dovish del MPC dopo la riunione di febbraio della Banca d'Inghilterra, con due dei nove membri che hanno effettivamente votato per un taglio di 50 punti base invece dei 25 previsti. La sterlina si è ripresa dopo un sell off iniziale, ma resta la valuta del G10 con la peggiore performance del 2025. Riteniamo tuttavia che le prospettive per la sterlina siano relativamente buone.

A nostro avviso, l'inflazione rimane elevata e la debolezza della crescita ha più a che fare con i limiti dell'offerta che con una domanda inadeguata, per cui riteniamo che i mercati stiano sopravvalutando la misura con cui la Banca d'Inghilterra sarà in grado di tagliare i tassi.